Il destino - 3

Riprendiamo il discorso sul destino, papà? (vedi “Il destino – 1” e “Il destino – 2”).
Mi intriga, ma non sono così convinta di quel che sostieni …

Ti è mai capitato di vedere un film dove soltanto alla fine riesci a comprendere veramente quale ruolo hanno avuto i vari personaggi e gli eventi che si susseguono all’interno della storia?

Intendi come il ruolo di Piton nella saga di Harry Potter?

È un buon esempio. Ce ne sarebbero molti altri, vedrai che – se ci pensi – ti verranno in mente.
Quello che voglio dire è che, finché non conosci la destinazione finale del viaggio, non puoi comprendere veramente il significato delle varie tappe. Puoi conoscere cosa accade (i vari avvenimenti) e puoi intervenire un po’ sul come accade (a seconda che tu subisca o accetti tali avvenimenti). Ma se non conosci il perché non ti sarà facile accettare le esperienze più dure, le subirai soltanto, ed esse lasceranno dentro di te delle ferite difficili da guarire.
Comprendere il significato di un’esperienza ti permette di accettarne le conseguenze, il che proietta la tua coscienza in una dimensione del tutto nuova.

E questo cambia le cose? Intendo le cose che accadono …

A volte sì. Quando la nostra coscienza cambia, si apre per noi un percorso diverso. Per esempio, quando Fatima non riceve alcuna risposta (esteriore) al suo grido di disperazione al cielo, si addentra nell’entroterra, si volge verso l’interiore, verso la parte più profonda di sé. E allora le sue vicende mutano.
C’è sempre un momento in cui possiamo arrenderci, in cui accettare – e non solo subire – gli eventi della nostra vita, per quanto possano sembrarci duri e (apparentemente) ingiusti. Questa resa cambia il nostro stato, e il nuovo stato attira esperienze diverse.

Quindi il destino non è scritto a priori?

Mah, direi che il destino è una ... possibilità.
La nostra destinazione individuale nella vita dipende (anche) da noi, dalle nostre scelte e dalle nostre non-scelte, da come accogliamo gli eventi, da come li interpretiamo, da come siamo in grado di trasformare noi stessi per rispondere loro nel modo più adatto ...

Quando parli di “possibilità”, intendi qualcosa che potrebbe anche non accadere?

Certamente!
In realtà qualcosa accade sempre: se non incarniamo pienamente il nostro destino – con tutto quello che comporta, di gradevole e di sgradevole – veniamo coinvolti nei turbini astrali che l’umanità nel suo insieme genera in continuazione. In sostanza, o viviamo (noi) o veniamo vissuti (da altro).

Inquietante!

Non del tutto, Marvilla. In fondo la nostra vita è “misurata” su di noi, abbiamo sempre la possibilità di affrontare ciò che via via si presenta. Quando si alza il vento, tutto dipende da come orienti le vele della tua barchetta: il vento può portarti verso gli scogli oppure in mare aperto, verso nuovi orizzonti.

A te è sempre andata bene?

No, a volte mi sono schiantato sugli scogli, purtroppo.
Ma anche le esperienze più sgradevoli mi hanno apportato qualcosa, mi hanno permesso di arrivare a intravedere quale poteva essere la “destinazione finale” della mia vita sulla Terra. E direi che non è una destinazione fisica, non è un luogo dello spazio.

Cosa intendi?

Che – per quello che comprendo oggi – è uno stato di coscienza, una dimensione a cui la coscienza può accedere, uno “spazio sacro” dove la realtà si presenta in tutt’altro modo. Quando ti trovi in questo luogo fuori dal tempo diviene allora abbastanza chiaro come stare nel tempo, cosa fare, come farlo ...

E come ci si arriva? C’è un modo particolare? Tu ad esempio come hai fatto?

Non servirebbe a nulla dirti come ho fatto io, quando si tratta di evoluzione della coscienza ciascuno di noi ha un suo percorso strettamente individuale, e tu dovrai scoprire il tuo attraverso le esperienze che via via sceglierai di fare.
Tieni anche conto che troverai nel corso della vita un sacco di persone che ti prometteranno mari-e-monti – a volte persino l’illuminazione – dicendoti «fai così, fai cosà ...», che ti proporranno tecniche di ogni tipo per “risvegliare” la tua anima. Lo faranno (forse) in buona fede, ma ... non ti attardare con loro.
Quella dimensione è già dentro di noi, e per raggiungerla non serve tanto aggiungere elementi, quanto eliminare quelli che ce ne impediscono l’accesso, cosa ostacola l’ingresso nella Stanza Interiore. Per fare questo non servono tecniche.

Quindi non posso fare nulla?

Come no? Quello che sceglierai di fare – o di non fare – ti pare poco? Ogni nostra scelta comporta delle conseguenze, genera dei frutti, a ben guardare ci mostra come siamo fatti veramente.
Ecco, il “ben guardare” (l’osservazione – il più possibile neutra – di cosa facciamo, dei moventi che ci spingono, delle emozioni che proviamo e irradiamo intorno a noi) nutre e trasforma la nostra coscienza.
Noi siamo molto più ... ampi di quello che crediamo di essere, più profondi ed elevati al tempo stesso. Ma per divenirne consapevoli occorre preparare il terreno interiore su cui possa sbocciare – quando vorrà – il Fiore Spirituale. E c’è da combattere una lunga e dura battaglia (vedi “La Guerra Santa”), per preparare questo terreno, che all’inizio – ti assicuro! – è piuttosto refrattario.

Allora ho tempo!

Mmmm ... sai che un proverbio dice “Chi ha tempo non aspetti tempo!”. La vita è un’avventura, non sai mai quanto dura ...

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