Il lavoro protetto
Mesa longa è una spiaggia molto particolare, poiché un’invisibile barriera di scogli a pelo d’acqua rompe le onde e mantiene la baia in uno stato di relativa quiete. In Sardegna, nei giorni in cui comanda (a volte infuria) il maestrale, è una delle poche spiagge in cui ci si può immergere in acqua e nuotare con agio e in sicurezza.
La barriera di scogli è piatta, per questo si chiama “Mesa”, che in sardo significa tavola, e “longa” perché attraversa tutta la baia, tanto che la si può percorrere da un lato all’altro camminando con i piedi appena immersi nell’acqua. Quando il mare è agitato, dalla spiaggia si percepisce un rumore duplice, quello potente delle onde del mare aperto e il leggero sciabordio in riva.
Riflettevo su questi aspetti, l’altra mattina quando ho scattato la foto, e ci vedevo una notevole analogia con un certo (importante) aspetto del lavoro di approfondimento interiore a cui questo blog è dedicato. Poiché la nostra coscienza prova grandi difficoltà a immergersi nelle profondità del proprio essere se deve contemporaneamente affrontare le onde della vita, che a volte sono davvero impetuose.
È sempre stato così, ma oggi lo è ancora di più, poiché la civiltà moderna ha assunto – già in condizioni normali – un ritmo che contrasta radicalmente con l’atmosfera necessaria a un lavoro di ricerca interiore, e negli ultimi due anni le onde del mare aperto (i fatti oggettivi della nostra esistenza sociale collettiva) sono divenute molto alte e possenti, spinte da un vento di cui non conosciamo l’origine né la durata nel tempo.
Per molti di noi, in realtà, la vita è stata quasi sempre “in mare aperto” (vedi La grande famiglia). Possiamo dire di aver ben sperimentato il “Fluctuat nec mergitur” (“È in balia delle onde ma non affonda”, il motto su cui fu fondata nel 1358 la città di Lutetia, l’attuale Parigi), proprio noi che – più di altri – sentivamo l’esigenza e l’urgenza della “Ricerca”.
In questo io sono un privilegiato, poiché dopo anni di esposizione ai venti (a volte) capricciosi della realtà ho incontrato la mia “Mesa longa”, l’ambito protetto dove ritrovare un corretto orientamento, un metodo di lavoro interiore, parecchi compagni di viaggio.
Da trentasette anni partecipo a una Scuola Iniziatica*, dove ho potuto trovare lo spazio e il tempo per scendere in profondità e scoprire il centro del mio essere interiore, il punto di connessione con il Tutto. Uno spazio e un tempo pervaso di una vibrazione ineffabile, che ha contribuito a portare alla luce elementi sublimi del mio essere insieme ad aspetti personali piuttosto meschini, lasciando – giustamente – a me il compito di scegliere a quale di loro dare il governo della mia vita.
Benché sia un ambito protetto, le onde arrivano ovviamente anche lì, poiché la Scuola è composta di esseri umani, imperfetti per definizione. Tuttavia arrivano attenuate, affrontabili, e comunque sempre riconducibili in qualche modo al mio stato, sono in realtà “materiale di lavoro”, strumenti di scavo verso la conoscenza del mio vero Sé.
Qualcosa dentro di me ha avuto la possibilità di fiorire, permettendomi oggi di uscire in mare aperto in piena serenità. Perché ora so – ogni giorno, ogni ora, ogni istante – dove ritornare.
* Non mi pare utile al discorso specificare di quale Scuola Iniziatica si tratti, ma chiunque sia interessato a saperlo mi può scrivere, lo condividerò volentieri.