Noi e il virus
Immaginate che un incendio divampi in un’ala di una casa e che dei solerti pompieri dirigano nelle stanze il getto di potenti estintori, tanto potenti da non poterli più fermare anche quando le fiamme sono ormai domate. In tal caso, può accadere che l’abitante della casa muoia non a causa del fuoco, ma soffocato dalla schiuma inarrestabile degli estintori.
Questa metafora è stata usata in un interessante articolo comparso su Avvenire.it il 29 settembre 2020, nel quale si illustrava la teoria di tre docenti dell’Università di Padova, un microbiologo, un biologo molecolare e un biochimico. Questi tre professori, operanti in discipline diverse, convergono insieme sull’ipotesi che molti decessi attribuiti al Covid19 non siano avvenuti direttamente a causa del virus, ma per la reazione sproporzionata dell’organismo contro di esso.
Vale la pena di parlarne un attimo, poiché sono state spese pubblicamente miriadi di parole su come proteggersi esternamente dal virus, ma poco è stato detto sul nostro primo sistema di difesa, il sistema immunitario. Se non fosse per il sistema immunitario, che da sempre protegge il corpo umano dalle minacce esterne, la razza umana si sarebbe sicuramente estinta da tempo!
Ma come funziona, il nostro sistema immunitario?
Ne sappiamo pochino, vero? In genere non sappiamo bene né cosa lo rinforza né cosa lo indebolisce, e già solo questo sarebbe meglio saperlo. Quali sostanze, quali alimenti, quali abitudini di vita ne influenzano il funzionamento?
La metafora dell’estintore ci dice poi che, se il sistema immunitario funziona troppo – o per meglio dire in modo incontrollato – invece di difenderci può arrivare a danneggiarci, come il recente insorgere di allergie e malattie autoimmuni sta mostrando chiaramente.
Nel caso del virus, se la risposta del nostro organismo alla presenza di un elemento estraneo è troppo violenta, se lo “straniero” viene trattato da “nemico mortale” e lo si combatte duramente (cioè vengono attivate difese estreme che producono infiammazioni acute), probabilmente il nemico sarà debellato, ma i danni di questa guerra li pagheremo anche noi.
I tre docenti osservavano poi che alcuni esseri umani sviluppano una “tolleranza” alla presenza del virus che permette loro di non ammalarsi, sostanzialmente di convivere con la sua presenza (vedi chi riesce a tollerare il virus).
Dunque non tutti i sistemi immunitari reagiscono allo stesso modo, e allora viene naturale chiedersi: come si fa a “modulare” l’attività del sistema immunitario? In sostanza, quali scelte di vita alla nostra portata possono intervenire attivamente nel suo funzionamento?
Non voglio parlare di quali alimenti o sostanze chimiche lo rinforzano o lo indeboliscono, questo è compito di medici, nutrizionisti e naturopati.
L’aspetto che mi interessa è quello legato all’associazione mentale “straniero=nemico”, che – secondo l’interessante ipotesi dei tre docenti – è alla base dell’intervento del sistema immunitario verso il virus quando ha conseguenze autolesioniste.
Il nemico fa paura, e la paura gioca un ruolo importante nel rapporto che ciascuno di noi ha con ciò che gli è “esterno”. Cosa accade in noi quando siamo impauriti? Come si modifica il funzionamento del nostro organismo? Perché lo sapete che si modifica, vero? Se due persone si avvicinano a un cane da guardia e uno ne ha paura e l’altro no, secondo voi chi verrà aggredito?
Ciò che ci rende fondamentalmente umani, distinti cioè dal regno animale, non è ovviamente la paura (anche gli animali la provano), ma la coscienza, che sovrintende al funzionamento del nostro intero sistema vitale.
Per fare un esempio banalissimo, se mi rendo conto che un certo alimento non mi fa bene, la coscienza mi permette di attivare la mia volontà per astenermi dal mangiarlo, anche se istintivamente lo desidero, per abitudine o assuefazione.
La coscienza è il vero direttore d’orchestra del nostro organismo. Quando è desta, può dirigerlo e “istruirlo” secondo le nostre vere necessità. E questo – per tornare al nostro argomento – ci rende immuni, se non dal contrarre il virus, perlomeno dall’attivare in noi delle reazioni spropositate e dannose.
Per essere veramente “umani” dobbiamo avere una grande cura della nostra coscienza, liberandola dalla morsa della paura, dal peso soffocante di credenze e preconcetti, da emozioni cupe e sentimenti grevi, e alimentandola con la calma della riflessione e le ali dell’immaginazione.
Possiamo fare molte cose per farla evolvere, ma … serve attenzione.
“Fai attenzione” è una delle traduzioni dell’avverbio latino “caute”, da cui deriva il termine “cautela”. Cautela non è paura. Osservazione attenta dell’elemento straniero che entra nella nostra esistenza non è guerra contro il nemico.
Questa disposizione d’animo, meno aggressiva e più tollerante, vale per “ogni cosa che ci capita”, è un modo di vivere che ci permette di trovare un corretto rapporto tra noi e gli eventi della nostra esistenza.
La vita, con tutto ciò che contiene (malanni compresi) non è un nostro nemico, ma un nostro alleato. Forse il più fedele di tutti, anche se a volte ci porta su strade che non vorremmo percorrere ma che sono fondamentali per la nostra evoluzione.