Il bagaglio leggero
Vi sono molti modi per prepararsi a un viaggio, ma in fondo gli approcci sono fondamentalmente due: mi accingo a partire per un viaggio di memoria, dove ripercorrerò sentieri conosciuti, o per un viaggio di scoperta, verso qualcosa di ancora ignoto?
Tutto dipende chiaramente dalla motivazione che mi spinge al viaggio: cerco sicurezze o novità? Ho principalmente bisogno di svagarmi, di rilassarmi magari da un periodo faticoso e stressante? O vado in cerca di una nuova dimensione di vita?
A sua volta, questa scelta è figlia del tipo di esistenza che conduco: mi sento a mio agio nella mia realtà quotidiana, immerso tranquillamente nelle mie certezze, tutt’al più infastidito dalla mancanza di tempo, denaro o qualche altro elemento che mi permetta di gustarmela pienamente, o sento concluso un capitolo della mia esistenza e ho bisogno di vedere un nuovo panorama dinanzi a me?
Va da sé che nel primo caso cercherò di portare con me il massimo del confort a cui sono abituato, nel secondo farò del mio meglio per “viaggiare leggero”.
Il viaggio a cui vi invita questo blog è di per sé adatto a chi non si sente del tutto a suo agio nella sua realtà esistenziale, a chi è inquieto, a chi prova – sullo sfondo della sua coscienza – un non bene identificato senso di “mancanza” ed è alla ricerca di una nuova prospettiva di vita, un nuovo orizzonte verso cui tendere.
Una persona che si riconosce in questa (molto) sommaria descrizione deve viaggiare con un bagaglio leggero, che – come dice Krishnamurti – non deve essere appesantito da “credenze, opinioni, pregiudizi e conclusioni, tutto quel vecchio bagaglio che l’umanità ha messo insieme negli ultimi duemila anni e più”.
Benché assai distante da lui per nascita e cultura, anche Proust asseriva qualcosa di simile o perlomeno consonante, cioè che “un vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Va da sé che, per avere nuovi occhi, dobbiamo avere il coraggio di rinunciare a quelli vecchi.
Il nostro “universo mentale” è formato da tutta una serie di concetti sulla cui base guardiamo e interpretiamo la realtà. Alcuni di questi concetti possiamo dire che in qualche modo sono “nostri”, nel senso che provengono direttamente dalla nostra esperienza di vita. Altri però sono frutto di condizionamenti, in parte determinati dall’educazione che abbiamo ricevuto e dall’ambiente sociale in cui siamo cresciuti, in parte plasmati da quello che i media ci suggeriscono ogni giorno, per mezzo dell’informazione ufficiale e della pubblicità nelle sue varie forme.
In ogni caso, se ci riflettiamo con attenzione, scopriremo facilmente che il “libero pensiero” non è per tutti noi un’effettiva realtà acquisita, ma un traguardo da raggiungere, il risultato di un lavoro.
Questo è precisamente una delle finalità di questo viaggio: ottenere una capacità di pensiero che non sia condizionata da elementi che non sono propriamente nostri, o che lo sia il meno possibile.
Per cui la prima cosa da fare è alleggerire lo “zaino mentale” che ci portiamo appresso ogni giorno da tutte quelle credenze che non sono per noi assolutamente certe e comprovate dalla nostra personale pratica di vita.
Il viaggio dell’anima, di quell’elemento in noi che ci anima e ci spinge sul sentiero della vita, ha qualcosa a che vedere – nella sua forma più adulta e matura – con il volo, e per volare, per staccarsi da terra, bisogna alleggerire, e alleggerire, e poi ancora alleggerire …
Quante cose ci portiamo nel nostro zaino mentale! E quanto poche sono quelle che ci servono veramente!
Dunque … via la zavorra, partiamo come se in fondo non sapessimo niente e proviamo a guardare la realtà con occhi nuovi.
Tutti i Saggi di ogni tempo hanno fatto così, all’inizio!
Aemi