Gli Entronauti
Chi sono gli Entronauti ?
Qualche tempo fa ho trovato sul libro delle facce, a firma Fosco Del Nero, questo post:
“L’essere umano, a un certo punto della sua vita, sente una mancanza, una carenza, sente che dovrebbe esserci qualcosa che non c’è, e di conseguenza si mette in viaggio alla ricerca di quel che manca …
Ciò è già qualcosa di positivo, poiché il sentimento del vuoto interiore non conduce automaticamente alla ricerca, ma nella gran parte dei casi porta l’essere umano semplicemente a distrarsi con tutte le distrazioni che offre la vita, e sono tante: cibo, sesso, relazioni interpersonali, potere, successo, denaro, divertimenti.
A intraprendere il cammino di ricerca è solo colui che, vita dopo vita, ha già affrontato numerose volte la sensazione di vuoto e altrettante volte ha cercato di colmarla con le distrazioni del mondo. Non essendoci riuscito, perché nulla del mondo di fuori può colmare il vuoto interiore, si è infine deciso a mettersi alla ricerca di ciò che potrebbe riempire il suo vuoto” .
Un(a) Entronauta nasce così, spinto da una grande inquietudine che nulla riesce più a colmare. Niente di romantico o poetico, solo … una necessità impellente e non più procrastinabile.
Semplicemente, un determinato giorno tutto ciò che abbiamo cercato di intraprendere per trovare un “posto nel mondo” decente, in cui sentirci se non proprio felici perlomeno sereni, svapora davanti alla nostra coscienza, mostra la sua inconsistenza, perde il suo senso, il suo significato.
È in quel momento che si palesa la porta verso l’interiore , e noi “sentiamo” che solo al di là di essa possiamo trovare le risposte alle nostre domande essenziali.
A quel punto tutto dipende dal carattere: che chi varca la porta direttamente, chi ha bisogno di una “spintarella” (qualche evento che ribadisca l’aridità dell’esistenza esterna), chi entra nel viaggio interiore quasi senza accorgercene.
La cosa più rimarchevole – e interessante – è la sostanziale irreversibilità di questo passo: una volta varcata la porta non si torna più indietro, poiché la nostra coscienza si trasforma in quel preciso istante, e nulla sarà più esattamente come prima.
Certo ci si può fermare, nel viaggio, si può marciare sul posto, anche a lungo, a volte addirittura per alcune vite. Ma presto o tardi il viaggio riprenderà, più o meno da dove lo si è abbandonato. Fortunatamente nulla va sprecato in questo campo.
Uno dei testi sapienziali più ispirati e profondi della tradizione esoterica, “La voce del silenzio ”, racconta che davanti al viandante-cercatore di aprono due sentieri : uno porta direttamente verso il Fine, l’Assoluto, lo scopo della vita; l’altro fa un più o meno largo giro e riporta al punto di partenza, nuovamente davanti alla scelta tra i due sentieri: “a intraprendere il cammino di ricerca è solo colui che, vita dopo vita, ha già affrontato numerose volte la sensazione di vuoto e altrettante volte ha cercato di colmarla con le distrazioni del mondo” .
Siamo passati tutti da lì, anime amiche, poiché l’essere umano le prova tutte prima di rassegnarsi all’unica scelta veramente “umana” nel pieno significato del termine: la ricerca del senso e soprattutto del fine della vita.
Il primo passo si fa per necessità, per esaurimento delle alternative.
Ma quelli successivi sono determinati dallo sviluppo della coscienza , che – quando tutto va bene – si immerge nell’interiore, esce dalla bidimensionalità dello schema bene-male ed entra progressivamente nella conoscenza unitaria della realtà, delle “cose come sono ”.
Si potrebbe pensare che gli Entronauti siano persone speciali, ma non è proprio così.
Benché impegnati nel loro viaggio interiore, non fuggono dal mondo e dalle sue sempre più frequenti assurdità.
Esteriormente sono persone normali, difficili da riconoscere: lavorano, mantengono relazioni affettive, a volte si ammalano, partecipando a tutto senza però essere troppo coinvolti.
Essi guardano altrove .