L'incanto

“E ancora proteggi la grazia del mio cuore, adesso e per quando tornerà l’incanto, l’incanto di te, di te vicino a me”.

Questo estratto di una canzone di Vinicio Capossela racconta di qualcosa che dovremmo aver provato tutti, almeno una volta nella vita.
L’amore porta con sé, perlomeno nella sua fase iniziale, l’incanto , e l’incanto ci offre la grazia del cuore , una sensazione sublime, eterea e intangibile.
Poi – inevitabilmente, purtroppo – noi umani cerchiamo di toccare l’intangibile, ci mettiamo le mani sopra, vorremmo trattenere nel tempo quella meravigliosa sensazione. E l’incanto svanisce.
La vita prosegue, le relazioni amorose vanno avanti, poi si incartano un po’, sovente si spengono, a volte proseguono come “male minore”, in attesa che un nuovo incanto venga a ravvivare la nostra esistenza.
A volte l’amore ritorna, ma non sempre porta con sé l’incanto, perché la “grazia del cuore” è un piccolo miracolo , una straordinaria magia che ha bisogno di condizioni particolari per verificarsi, condizioni anch’esse straordinarie. E purtroppo noi pascoliamo quasi sempre nei vasti prati dell’ordinario …
Ci resta attaccata una specie di malinconia, la sensazione che senza quell’incanto l’esistenza sia poca cosa. E poi (forse) ci abituiamo anche a quello.

Chi ha intrapreso un autentico Cammino spirituale ha provato sicuramente quell’incanto, ed esso non è svanito in breve tempo, poiché tale Cammino è di per sé costruito in modo tale da impedire – o rendere molto difficile – il “mettergli le mani sopra”.
Quando oltrepassiamo la Grande Soglia (vedi Limite, confine, soglia) ed entriamo in contatto con l’Altra Realtà , la meraviglia è assoluta: tutto è (potenzialmente) nuovo!
E la cosa più straordinaria è che tale Realtà si trova dentro di noi, al centro del nostro essere, in quello che Tagore chiamava “il nostro tabernacolo segreto, un santuario al di là dei mondi” .
Al centro di quel santuario, di quel tabernacolo segreto, vive un altro essere, un Essere spirituale , e se abbiamo nella nostra vita l’enorme privilegio di entrare in contatto con Lui, l’amore che ne scaturisce apre la porta all’incanto, l’incanto di te (l’Altro in me), di te vicino a me.
Quel contatto è la chiave per ritrovare l’incanto nella nostra vita, per ritornare a nutrire il nostro cuore con la “grazia”.
A volte noi perdiamo quel contatto, e la nostra esistenza diviene oscura, insipida, sterile. Allora il nostro io ci spinge a cercare la felicità nelle cose esteriori, e – quand’anche riusciamo a procurarcene un po’ - tale felicità è inevitabilmente soggetta ad alternarsi con l’infelicità, secondo il movimento incessante tra le polarità della nostra vita (e dell’esistenza di ogni manifestazione, in “questa” realtà).
L’incanto del contatto con il nostro Essere spirituale non è invece soggetto ad alcuna alternanza, poiché si trova nell’Altra Realtà, e tale realtà giace nell’ Uno , non prevede né subisce polarità contrapposte.
E allora perché a volte perdiamo quel contatto? Perché ciò che non è stabile è la nostra personale ricerca di tale contatto, in quanto le vicende esteriori (e alterne) della nostra esistenza materiale ci “distraggono”, riempiono il nostro spazio vitale e il nostro tempo di varie forme di … rumore!
Dunque, amici, coltiviamo il silenzio , sia esteriore (dai tanti stimoli della vita moderna) e soprattutto interiore (dai nostri pensieri, che sono sovente fuori dal nostro controllo).
Allora, improvvisamente, quando meno ce l’aspettiamo, come per magia, ritroveremo l’incanto, la grazia del nostro cuore.

Che questa sia la pratica esoterico-quotidiana della nostra vita in questo nuovo anno!
Se non per tutti, almeno per chi può.

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