Fuori o dentro?
Si racconta che Rābi’a al-‘Adawiyya, una mistica Sufi dell’ottavo secolo d.C., stava cercando qualcosa per strada, fuori dalla sua capanna.
Dato che il sole stava ormai tramontando, alcune persone intorno a lei le chiesero «Cosa stai cercando? Forse possiamo aiutarti», e lei rispose «Ho perso un ago».
Allora uno disse «Se ci dici più o meno dove è caduto, restringeremo l’area dove cercarlo e sarà più facile trovarlo». Rābi’a rispose «In realtà non è affatto caduto sulla strada, ma in casa mia».
Tutti iniziarono a ridacchiare e uno di loro disse «Abbiamo sempre saputo che sei un po’ pazza! Se l’ago è caduto all’interno della casa, perché lo stai cercando sulla strada?».
Rābi’a allora disse «È quello che state facendo voi, stavo solo seguendo il vostro esempio.
Continuate a cercare la felicità nel mondo esterno, senza fare la domanda fondamentale: dove l’ho persa esattamente?
L’avete persa dentro, ma la cercate fuori: i vostri sensi sono rivolti all’esterno, le vostre orecchie sentono suoni esterni, le vostre mani toccano cose all’esterno.
Per molto tempo ho fatto anch’io come voi, ma il giorno in cui ho cercato all’interno sono rimasta sorpresa. Quello che ho smarrito l’ho perso lì, e lì è l’unico posto dove può essere ritrovato».
Questa storia, raccontatami da una mia amica pochi giorni fa, mi sembra uno spunto interessante per cominciare a parlare un po’ più direttamente del libro che mi accingo a pubblicare, “Vademecum per Entronauti ”. Ne riporto qui di seguito alcuni estratti, tratti dal capitolo “Le premesse al viaggio ”.
Erano gli inizi degli anni ’80 e viaggiavo verso la trentina, sotto l’influsso di un Saturno piuttosto cupo e procelloso, quando mi imbattei in Piero Scanziani e i suoi “Entronauti”.
In un bel libretto – a un tempo scorrevole e profondo – raccontava di uomini e donne particolari, a volte isolati a volte riuniti in gruppo, chiusi nel silenzio e nel segreto o aperti al frastuono delle città, tutti con un elemento in comune: la dedizione alla ricerca dei continenti interiori.
C’erano Mère di Auroville e i dervisci persiani, il maestro di aikido giapponese e il marinaio taoista di Hong Kong, i mangiatori di peyote americani e la devota buddista del Siam, i monaci cristiani del Monte Athos e la signora inglese che conosceva l’onnipotenza.
Storie multiformi, scandite da parole apparentemente dissimili che portavano l’eco di esperienze individuali con un fondo comune.
Quel termine – entronauti – mi si incise dentro, perché raccontava di uno stato decisamente speciale a cui mi ero affacciato alcuni anni prima, introdotto da un amico di famiglia, Benedetto Lavagna: omeopata, radioestesista, cromo e pranoterapeuta, agopuntore, medium, chitarrista da piola (l’osteria piemontese) e molto altro ancora, uno straordinario uomo semplice che offriva le sue conoscenze senza ambizioni da Maestro, con ardore, tenerezza e compassione.
Fu lui a mostrarmi per primo che, sotto le apparenze, il mondo reale pullulava di energie multiformi, e che vi era uno stretto rapporto tra quello che si manifestava alla superficie di noi stessi e ciò che viveva nelle nostre profondità interiori.
Avevo una ventina d’anni allora, ero già “sulla soglia” ma ancora non lo sapevo. Lui socchiuse la porta e mi lasciò guardare dentro. (…)
(…) Nel corso del mio viaggio interiore ho scoperto aspetti di me che avevano fino a quel momento polarizzato negativamente la mia vita, facendomi credere di essere vittima di eventi che avevo invece io stesso generato, ovviamente senza rendermene conto.
Oh, quanti aspetti di me non conoscevo! Quante relazioni intessiamo con ciò che ci circonda, in ogni azione che compiamo, in ogni giudizio che emettiamo, in ogni desiderio che inseguiamo. Come tutto questo contribuisce a plasmare la realtà – nostra e del mondo intorno a noi – continuamente, a ogni battito di ciglia!
Sono anni ormai che viaggio senza uscire dalla porta, direbbe un saggio taoista, “fuori o dentro” non è più per me un vero distinguo.
Ho imparato a osservare da dentro verso fuori, e l’esistenza ha iniziato a svelarsi a me momento per momento.
Mostrando – oh, meraviglia! – la sostanziale unità del Tutto.
Per ora mi fermo qui, ma nei prossimi articoli cercherò di dare un’idea un po’ più ampia dei temi trattati nel libro.
Non so se riusciremo a pubblicare entro fine anno, ci stiamo provando. Gli elementi da mettere a punto sono molti e potremmo non farcela.
Ma … prima o poi arriveremo.