La filiera
Quando ho scritto il mio primo libro, “Esoterico quotidiano”, la decisione su come pubblicare fu semplicissima: i miei quattro figli – Stan, Marvilla, Lumi e Robin – scelsero di accompagnarmi in questa mia prima avventura, in una magnifica “equipe familiare”. Parteciparono tutti attivamente all’autoproduzione tramite Amazon, chi impaginando il testo, chi aiutandomi nella sua revisione, chi lavorando sulla copertina, chi gestendo il blog su cui sto scrivendo.
Da allora sono passati quasi quattro anni, ho scritto un nuovo libro, “Vademecum per Entronauti”, e mi sono chiesto se non valesse la pena cercare un editore esterno, in modo da avere una maggiore diffusione. I libri prodotti con Amazon non entrano nel circuito librario, poiché i librai tradizionali si difendono – comprensibilmente – da quello che è il loro maggior concorrente sul mercato.
Il mio primo libro è quindi stato acquistabile, oltre che sulla piattaforma Amazon, solo in alcune librerie esoteriche che hanno scelto di presentarmi. Nonostante questo ne sono infine state messe in circolazione quasi 500 copie, che è un risultato che – tutto considerato – considero lusinghiero.
Per il nuovo libro – a cui tengo molto, poiché vi ho riversato il meglio del mio attuale pensiero – mi sono chiesto se non valesse la pena cercare una distribuzione più ampia, in modo da raggiungere un maggior numero di coscienze. Tramite amici ho preso contatto con alcuni editori, uno dei quali – discretamente importante – mi ha proposto la pubblicazione, a determinate condizioni. E qui mi sono fermato a riflettere. Non tanto (o non solo) per le condizioni, ma per il meccanismo che sta loro dietro.
Io non scrivo per guadagnare, e nemmeno per la fama o la gloria. A me interessa offrire ai miei simili i frutti della mia esperienza di ricercatore spirituale e il mio sguardo sulla realtà, in modo che possano – se lo ritengono opportuno – utilizzarli per rinnovare la loro percezione e il loro orientamento di vita. E mi sono reso conto che la parola chiave di questa riflessione è “i miei simili”. È con loro che voglio parlare.
E ora vengo al titolo di questo articolo. Poiché, nel mio modo di vedere le cose, esiste un filo (invisibile) che lega un pensiero, le parole con cui questo pensiero si materializza e l’orecchio – o l’occhio, nel caso di un libro – che accoglie questo pensiero e lo trasmette alla coscienza. In questo percorso (qualitativo) non vedo alcuno spazio per i valori (quantitativi) e le dinamiche del business.
Quando ho chiesto al mio potenziale editore esterno – che magnificava giustamente la sua attività di promozione sul territorio nazionale – se il mio testo lo faceva innamorare, mi ha detto che non aveva tempo per leggerlo con attenzione, che gli era stato sufficiente dargli uno sguardo qua e là per comprovarne la compatibilità con le sue pubblicazioni e che su quella base mi aveva fatto la sua proposta. Per giustificarsi mi ha detto che, in ogni caso, ciò che faceva innamorare lui non vendeva molto.
Ma per me non è questione di vendere molto o poco, né di promuovermi come autore su larga scala. Il mio fine è un altro, e ho estremo bisogno che la catena che lega il pensiero di cui sono portatore e la coscienza di chi mi legge non contempli “anelli estranei”. Una filiera coerente, insomma.
Dunque, mi autoprodurrò. Ancora una volta sarà il passaparola la mia diffusione. E penso che sia giusto così: nella mia dimensione di autore (quasi) sconosciuto, il passaparola è una testimonianza sincera, in sintonia evidente con il pensiero che sta alla base di tutta l’operazione.
“Vademecum per Entronauti” sarà disponibile – spero – nel mese di dicembre.