Natale

Papà, perché si festeggia il Natale? Andare in vacanza da scuola, scambiare regali, fare festa con gli amici … è bello, ma mi piacerebbe comprendere meglio perché succede, una cosa così.

Bella domanda, Marvilla!
Quando eri più piccola non avrei saputo come risponderti, ma ora che hai diciotto anni ci posso provare raccontandoti una storia.
Pensa a un essere umano – uomo o donna non ha importanza – che arrivi a un punto in cui non ci si ritrova più, nella vita che fa. Si sente come uno “straniero sulla Terra”, e anche se è riuscito a organizzarsi un’esistenza, vede che questo è solo sopravvivere, non vivere.

Sì, posso immaginare un essere che si senta così. A volte anch’io mi sento così …

Ma per te è ancora una sensazione, credo, nulla di più. Per l’essere umano di cui ti parlo è una cosa più simile a una consapevolezza, basata anche sulla constatazione che lui stesso non è poi quel granché, che con il tempo è divenuto arido, che ha un cuore triste, spoglio, che la sua volontà è inefficace, nonostante tutti i suoi sforzi, che la sua ragione è incapace di comprendere il senso delle cose …
Tutto questo lo travaglia e lo rende inquieto, e deve fare un grande sforzo per non rifiutare o addirittura rimuovere questo stato. Ma è da tale sforzo che nasce il “puro anelito”, la chiave che apre la porta alla rinascita della luce.

Ma cosa c’entra tutto questo con il Natale?

Se ti dicessi che quest’essere umano potrebbe chiamarsi GiuseppeMaria? Non due persone distinte, ma un solo essere che racchiude in sé il puro anelito di cui ti parlavo (Maria) e la determinazione a ri-costruire la propria realtà (Giuseppe). Che viene convocato a Betlemme per un censimento (chi è, in realtà? neppure lui lo sa veramente), che non trova alloggio in città (nel suo stato sociale ordinario) e deve ripiegare su un luogo arido e spoglio (una grotta) per dare vita a qualcosa di veramente nuovo nella sua vita? Che la sua volontà (il bue) e la sua ragione (l’asino) possono solo essere testimoni di quello che sta accadendo?

Ah, interessante! E cosa sta accadendo?

Qualcosa che va al di là della sua realtà corporale, la nascita di un nuovo elemento dentro di lui, all’interno del suo essere.
Non pensare a Gesù come a un uomo nato e vissuto duemila anni fa in Palestina, morto tra i tormenti su una croce. Tutta la sua storia è costellata di simboli, simboli che attraversano il tempo e lo spazio, validi per ogni uomo e ogni donna in ogni epoca, che mostrano una realtà molto più profonda.

Quindi Gesù sarebbe il simbolo di …

Dell’anima spirituale, di quell’elemento dentro di noi che può accogliere il Cristo.

Ah! E il Cristo sarebbe …

Un’energia cosmica rigeneratrice e trasformatrice, eterna e onnipresente, che da un lato è a disposizione di tutti, ma dall’altro va “incarnata”, resa carne nel senso di “corporale”. E perché il corpo la incarni, ci deve essere un’anima in grado di accoglierla e di trasferirla al corpo.
Gesù è il simbolo di quest’anima veramente spirituale.

Qualunque anima può fare questo?

Secondo te?
Può un essere umano che accetta pienamente la vita ordinaria, che vi cerca – e talora vi trova – la sua realizzazione, che ne è soddisfatto e a volte persino felice, anche solo aspirare alla nascita di un’anima spirituale?

No, ovviamente no, non ne avrà nemmeno il desiderio.

Appunto.
La condizione di “straniero in Terra” è fondamentale per avere l’aspirazione a emigrare verso un’altra Terra, cioè un’altra condizione di vita.

Dai, riprendi il racconto.
Per esempio, cosa simboleggia la stella a cinque punte sulla grotta?

I cinque aspetti dell’anima spirituale.
Un’anima spirituale ha una struttura, è una convergenza vibratoria di aspetti sottili presenti in sangue, ormoni, fluido nervoso, sistema cerebrospinale e coscienza.
La nascita di Gesù simboleggia, nell’essere umano che si pone nella condizione adatta, il crearsi di questa struttura del tutto particolare. Da un certo punto di vista si può parlare di una sorta di miracolo, anche se ha basi del tutto scientifiche.
Dunque, la stella a cinque punte brilla sulla grotta e nell’essere umano in cui sta avvenendo questa vera e propria ri-nascita molte cose collaborano. I pastori (i vari organi del corpo) arrivano a festeggiare e i tre Re magi (i tre aspetti determinanti della personalità, il sentimento, il pensiero e l’azione) portano i loro doni: l’oro della fede nel cuore, l’incenso della speranza nella testa e la mirra dell’amore nel comportamento.

Mi pare di ricordare che nella storia non va tutto liscio …

Certo, non va dimenticato il ruolo di Erode, il re-ego, il focolaio dove arde l’istinto di conservazione, il primo avversario della rinascita.
Vedi, anche se l’essere umano di cui stiamo parlando ha una coscienza evoluta, ha anche un ego, il quale non è certo contento della nascita dell’anima spirituale, poiché rischia seriamente di perdere il suo potere. Conscio del pericolo che corre, Erode tenta con ogni mezzo di sopprimere il neonato; alla coscienza GiuseppeMaria viene allora suggerito di fuggire in Egitto con la sua famiglia, per non dover ingaggiare una lotta interiore prematura. Se essa accettasse di combattere in quel momento, sarebbe sicuramente vinta e il bambino verrebbe ucciso. L’anima appena nata è ancora debole, va messa al riparo dal dubbio, dalla paura e dall’incredulità che l’io insidiosamente le suggerisce.
Una volta cresciuta, essa potrà occuparsi con successo di guarire ciechi, storpi e impossessati, cioè quegli aspetti del proprio essere animico e corporale che sono rimasti lesi dall’esistenza nella materia.

Che storia! Ma sei proprio sicuro che sia questo il significato del Natale?

Marvilla, questo è il Natale che festeggia un rosacrociano come me.
Vi sono senz’altro altri significati e sono validi per chi si sente in sintonia con essi.
Tieni però conto che la festa di cui stiamo parlando è molto più antica della cristianità.
Essa è legata alla celebrazione del solstizio d’inverno.
In questo periodo dell’anno il Sole, giunto al termine della sua corsa discendente, si appresta a risalire e a rafforzare ogni giorno di più la presenza della sua luce sulla Terra, per cui fin dalla più remota antichità questo momento rappresenta il mito universale della rinascita della luce. Esso era preceduto da un periodo di silenzio e di raccoglimento, sull’esempio della natura, che – totalmente immersa nel torpore – si trova come nel sonno che precede il risveglio.

Il silenzio della natura … Non si può certo dire che siamo immersi nel silenzio, in questo momento!

Chiaro!
Tuttavia … solo nel silenzio queste cose così particolari acquistano valore e significato.
È nel silenzio interiore che sono celate le coordinate del percorso.
Lo so che non è facile, ma siamo sempre lì, tutto dipende da “chi vogliamo essere”.
Uomini e donne sballottati dalle onde fragorose della società moderna o esseri umani capaci di rinnovarsi, di far rinascere la luce nella propria vita?

E la morte di Gesù in croce che significato ha?

Ah, non ti basta il mito della nascita di Gesù, vorresti anche quello della sua morte! Ne parliamo a Pasqua, eh!

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