Maschile e femminile - 3

Negli articoli precedenti hai parlato di due archetipi – mascolino e femminino – che da un lato si manifestano nella vita “esterna a noi”, dall’altro hanno a che fare con aspetti “interni a noi”. C’è altro di cui vorresti parlare?

Sì, di qualcosa che va “al di là di noi”, che concerne la nostra essenza immortale e nel contempo coinvolge la nostra vita materiale.

Lo spirituale, intendi. Anche lì vi sono aspetti mascolini e femminini?

Certamente, la polarità è il fondamento del movimento, e senza movimento non vi può essere trasformazione.
È un ambito più astratto, tratta del rapporto tra spirito e anima, dove lo spirito è l’agente attivo, fecondante (dunque mascolino), l’anima il ricevente passivo, generante (femminino), e il corpo la materia che viene trasformata.

Devi tener conto che nella nostra società attuale c’è molta ignoranza su questi temi, al punto che in genere spirito e anima vengono facilmente confusi, e soprattutto vengono associati a tematiche religiose. Chi aborre tali tematiche (per vari motivi, alcuni del tutto comprensibili) tende a trascurare questi aspetti del suo essere, che sono invece – mi pare – sia fisici che metafisici.

Certo!
Affrontiamola così: ciascuno di noi è animato da qualcosa, vale a dire che qualcosa – anima – il suo corpo, spingendolo a compiere determinate azioni. La qualità di questo “qualcosa” è quindi direttamente responsabile delle azioni del corpo. E questo non ha a che vedere con la religione, è fisico nel corpo e metafisico nel “qualcosa”, con l’anima che fa da ponte tra i due.

Dunque abbiamo un elemento mascolino (il “qualcosa”), uno femminino (l’anima) e una prole (le azioni concrete nella materia).

Sì, alla sommità del nostro corpo, nel capo, c’è la ghiandola pineale, chiamata anche epifisi (letteralmente “che cresce sopra”); nei pressi, a qualche centimetro, si trova la pituitaria, l’ipofisi (“che produce sotto”). Le due ghiandole possono rappresentare il rapporto tra spirito e anima, poiché in tutte le tradizioni esoteriche l’epifisi è considerata la porta verso i cosiddetti “mondi superiori”, l’ipofisi il regolatore di tutte le funzioni ormonali che irrorano le cellule del corpo.

Curioso! Quindi le dinamiche spirituali hanno una loro corrispondenza nella struttura del nostro organismo?

Come vedi, anche la loro terminologia racchiude un duplice significato, materiale e spirituale. Pensa – per considerare un altro esempio – all’“osso sacro”, che sta alla base della colonna vertebrale, la struttura che ci permette di ergerci in verticale: ci puoi vedere il simbolo della prima trasformazione da esseri a predominanza animale a esseri a predominanza umana.

Perché parli di predominanza?

Perché come specie non siamo mai stati del tutto animali, altrimenti in noi non si sarebbe sviluppata la coscienza, che è ciò che ci contraddistingue da tutte le altre specie del creato; ma non siamo ancora del tutto umani, come puoi desumere dalle notizie riportate da qualsiasi quotidiano, oppure anche osservando certi tuoi comportamenti quando ti lasci cavalcare da determinate emozioni …

Ah! Effettivamente …

Non ti preoccupare, siamo tutti in questa condizione. Il cammino di emancipazione dai comportamenti animali (intendo dire “senza coscienza”) è lungo e articolato, si procede per piccoli passi progressivi, la Natura non fa salti.

Parliamo un attimo di quello che definisci come “qualcosa”? Intendi lo spirito, immagino …

Sì, ma cos’è realmente lo spirito? Ecco una domanda davvero essenziale, fondamentale per qualunque autentica evoluzione umana. Occorre parlarne con calma, ora ci mancano sia il tempo che lo spazio. Abbi ancora un po’ di pazienza, lo faremo in una prossima occasione.
Ti racconto però una piccola curiosità storica, in carattere con il nostro tema.
All’inizio del ‘600 alcuni saggi tedeschi hanno parlato del rapporto ideale tra spirito e anima attraverso un testo intitolato “Le nozze alchemiche di Cristiano Rosacroce”. Le nozze si celebrano in un letto, no? Bene, sai come si chiama la zona del cervello intermedia tra l’epifisi e l’ipofisi? Il nome con cui è conosciuta scientificamente è “talamo”, un altro nome del letto di nozze.

Senti, per concludere questo ciclo di articoli torniamo un attimo alla pratica, al nostro quotidiano.
Tu sostieni che un’importante ghiandola del nostro cervello (l’epifisi) è rivolta verso qualcosa di superiore e influenza un’altra ghiandola (l’ipofisi) che anima tutto il nostro organismo, in un rapporto tra mascolino e femminino in noi che va … al di là di noi, è “oltre noi”, non fa parte dell’io in cui siamo abituati a identificarci, come maschi o femmine o qualunque altro genere. Giusto?

Sì! Ed è evidente – perlomeno per me – che, quando questo rapporto diviene veramente sano (dovrei dire “sacro”) all’interno di noi stessi, ne consegue una tale armonia nel nostro essere che siamo portati a generare azioni benefiche per tutto quello che ci circonda, quindi a non commettere alcun atto che sottometta un altro essere, umano o altro che sia.

E questo ti sembra alla portata di tutti?

Di tutti non so, ma … Alessandro D’Avenia, a conclusione di un suo recente articolo, molto interessante, diceva che “tutti sono in grado di amare, purché imparino a parlare la lingua dell’altro e quella dell’oltre”.

Scrivimi cosa ne pensi