L'alleato

Non è facile parlare con se stessi, soprattutto parlare serenamente con se stessi.
Osservare i movimenti del proprio io. Comprenderne le cause. Superare la tendenza a giudicarli, a giudicarsi. Prenderne le distanze. Percepire cosa si trova dietro la sua apparenza, nel profondo, in quello che Tagore chiama “il nostro tabernacolo segreto, il santuario al di là dei mondi”, l’interno dell’interno dell’interno.
Per quanto mi riguarda, lo considero un grande privilegio. È il risultato di un lavoro, è vero, un lavoro di anni. Ed è una conquista, il premio per ogni vittoria in una guerra fatta di tante battaglie quotidiane, combattute con parti di me che prosperavano nella mia accidia, nella mia superficialità, nel mio rimandare a dopo, a dopo, a dopo …
Quali parti di me? Il mio carattere, i meccanismi (automatici) della mia mente, la mia presunzione di “sapere”, il mio bisogno di gestire razionalmente ogni cosa che mi accade, la mia paura dell’ignoto.
René Daumal la chiamava “la Guerra Santa” (vedi La guerra santa) e diceva che in questa guerra non abbiamo mai abbastanza alleati, e forse è vero. Ma averne anche solo uno può cambiare la storia, la nostra storia.

Anni fa ho incontrato il mio Alleato, in questo sta la radice del mio privilegio. Un alleato potente ma discreto, che si è posto al mio fianco e mi ha accompagnato in tutte le circonvoluzioni che il mio destino aveva apparecchiato per aiutarmi a maturare.
Era lì, sulla mia strada. Non mi ha chiamato, si è solo fatto riconoscere. Io mi sono avvicinato e mi ha chiesto se ero disposto a fare alleanza con lui, promettendomi la sua fedeltà e chiedendomi in cambio la mia. Poi si è messo in risonanza con quel piccolo atomo spirituale che vibra al centro del mio essere (l’interno dell’interno dell’interno) e che anela alla Rinascita, e tutto è iniziato.

No, non sto parlando di un angelo custode, quel tipo di alleato non fa per me, mi pare troppo legato a quelle parti di me da cui in realtà mi sto distaccando.
Sto parlando di un gruppo di Anime che, prima di me, hanno fatto la stessa scelta di vita, hanno intrapreso lo stesso cammino di sviluppo, l’hanno portato a compimento e ora affiancano e sostengono me e quelli come me, viandanti dello spazio-tempo incarnati su questo suolo arduo, in questo ambiente che l’umanità ha reso purtroppo assai malsano.
Essi sono la mia vera famiglia, i fratelli e sorelle maggiori della Grande Famiglia (vedi La grande famiglia), fedeli come solo degli esseri “dalle vesti candide” possono essere.
Grazie al loro silenzioso sostegno ho messo insieme il coraggio per affrontare le ignote profondità di me stesso, la fiducia per non scoraggiarmi quando le prove della vita mi sembravano troppo dure, la forza per potermi occupare oggi dei fratelli e delle sorelle minori della mia famiglia.

Sono arrivato? No, sono ancora qui a sfangarmela, come tutti, in questa realtà arida di autentici sentimenti e tuttavia lussureggiante di possibilità, impegnato ogni giorno a non cadere, a non scivolare nella melassa che ottunde la coscienza e rende ogni sano obiettivo lontano e irraggiungibile.
Il sapere con certezza che non tornerò più indietro è una parte importante del mio privilegio.

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