Essere "umano"

Hai notato che, se provi a chiedere per esempio a un avvocato «che mestiere fai?», probabilmente lui ti risponderà «io sono un avvocato», e lo stesso accadrà – credo – se lo chiederai a un manager, a un professore, a un medico, o a un ministro … Ma se lo chiedi a un operaio, è verosimile che ti risponda «io faccio l’operaio».

È vero, ci avevo fatto caso anch’io, qualche tempo fa.

Il perché mi sembra abbastanza chiaro: la qualità del lavoro che facciamo ci porta a identificarci o meno con il nostro lavoro o il nostro ruolo nella società, e il linguaggio con cui in genere ci esprimiamo lo comunica. Tuttavia è – o dovrebbe essere - indiscutibile che noi tutti siamo esseri umani che fanno un certo mestiere.

Indubbiamente!
Se la metti così, un’altra anomalia del nostro vivere moderno è: lavoriamo per vivere o viviamo per lavorare? Molte persone che abitano in una grande metropoli o nei suoi dintorni escono al mattino presto, si sobbarcano in genere quasi un’ora di lotta nel traffico per raggiungere il posto di lavoro, mangiano frettolosamente il facsimile di un pasto, tornano a lavorare, si reimmergono nel traffico per un’altra oretta e riapprodano infine a casa. A quel punto dovrebbe iniziare la loro “vita al di fuori del lavoro”, ma … con quale energia? Cosa resta di loro per vivere, dopo un impegno così intenso e stressante? Lo so che oggi c’è lo smart working, ma non per tutti! E poi ti raccomando come ti senti dopo alcune ore di call conference …

Sì, ed è proprio per questo che mi chiedo: è questo lo stato “umano”? Perché sicuramente è uno stato che viene considerato normale nell’attuale società, ma è davvero “umano”?

Dopo quel che abbiamo appena detto verrebbe facile rispondere di no, ma la questione non mi sembra così semplice. Intanto, cosa è per te “umano”?

Beh, considera che noi tutti siamo chiamati “umani” per derivazione dal termine latino “humus”, che letteralmente significa “terra” e con il tempo ha assunto il significato di “terra fertile”. Dunque, per definizione stessa noi siamo – o dovremmo essere – “terreno”, un suolo possibilmente fertile in cui può essere posto un seme.

Un seme? Quale seme? Di quale genere di pianta?

Senti, mi rendo conto che non è semplice addentrarsi in questi … misteri (sì, chiamiamoli pure misteri, anzi Misteri), tuttavia non riesco a credere che la vita ci sia stata offerta solo per lavorare, mangiare, dormire, riprodurci … Sarebbe troppo sciocco, “senza sapore”, è la natura non è sciocca, tutto intorno a noi ha il suo sapore.

Tu sei quindi uno dei sostenitori della teoria che “la vita ha un senso” …

Se vuoi considerarla una teoria …
Conosci la “Orazione sulla dignità dell’uomo”, di Pico della Mirandola?

No, cos’è? Di cosa parla?

Alla fine del XV secolo, in pieno Rinascimento, Pico la pubblicò in un libello che accompagnava le sue “900 Tesi”, con cui controbatteva le accuse che gli venivano mosse per il suo pensiero, considerato un po’ troppo libero per quei tempi. Te ne faccio un piccolo estratto: “Adamo, ti ho collocato al centro del mondo perché tu possa così contemplare più comodamente tutto quanto è nel mondo. Non ti ho fatto del tutto né celeste né terreno, né mortale né immortale, affinché tu possa plasmarti, libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore.

Potrai degenerare fino alle cose inferiori, i bruti, e potrai rigenerarti, se vuoi, sino alle creature superne, alle creature divine. O somma liberalità di Dio Padre, somma e mirabile felicità dell’uomo, al quale è dato di poter avere ciò che desidera ed essere ciò che vuole! (…) Il Padre infuse all’uomo, sin dalla nascita, ogni specie di semi e ogni germe di vita. Quali di questi saranno da lui coltivati cresceranno e daranno i loro frutti. (…)”

Interessante! Profuma un po’ di religioso, ma forse dipende dai tempi in cui è stato scritto, ci sento un bello spirito laico dentro! Dunque, secondo Pico dipenderebbe tutto da noi, dalle nostre scelte, da quale seme vogliamo sviluppare nella nostra vita …

Già! E vedi che ora comprendi meglio cosa intendevo prima dicendo che in noi v’è un seme e che noi umani siamo l’humus, il terreno fertile dove può germogliare e crescere.

Ma Pico parla di più semi …

Certo! Scegliere quale far germogliare, a quale dedicare il nostro tempo e la nostra energia, è il nostro “libero arbitrio”.

Scrivimi cosa ne pensi