L’oltre e il di piu'

Quando eravamo bambini, l’“oltre” era il terreno in cui si sviluppava la fantasia, l’orizzonte immateriale verso cui tendeva la nostra immaginazione. Ricordate quando si passavano ore a guardare le nuvole nel cielo, il loro mutare in forme sempre diverse? Il vento sospingeva e plasmava le nuvole, e il nostro animo veleggiava leggero nel cielo …

Poi siamo cresciuti e la nostra vita è stata via via colmata di cose materiali, che da un lato ci servono e dall’altro ci richiedono tempo ed energia.
Se penso ai miei genitori, che hanno vissuto il dopoguerra una settantina di anni fa, mi rendo conto che loro avevano uno standard di vita molto più “asciutto” del mio, che pure sono in proporzione assai meno ricco di loro. Io però sono talmente abituato a un certo livello di confort che, se non faccio attenzione, la possibilità di perderlo mi spaventa come se stessi per cadere in povertà. Cos’è successo? Cos’è cambiato?

«Hanno colmato l’OLTRE con il DI PIU’», diceva un personaggio di un film degli anni ’90. Ed è vero, la nostra esistenza è ormai tutta piena, tutta occupata da impegni, oggetti, eventi! Non abbiamo più tempo e spazio per l’“oltre” …
C’è tuttavia in ciascuno di noi un bisogno profondo di “oltre”, di qualcosa che ci manca e che sentiamo necessario, che è al di là della situazione materiale in cui siamo immersi. Questo bisogno è un motore potente, è come un fuoco nell’anima che ci spinge verso l’ignoto, alla ricerca di qualcosa di perduto …

“Una vecchia leggenda indù narra che un tempo gli uomini erano degli dei, ma abusavano talmente tanto della loro divinità che Brahma decise di togliere loro la potenza divina e di nasconderla dove non l’avrebbero mai trovata. Trovare il luogo dove nasconderla divenne quindi il grande problema.

Quando alcuni dei minori vennero chiamati a consiglio per valutare come fare, dissero: «Seppelliremo la divinità dell’uomo in fondo alla terra».
Ma Brahma obiettò: «No, non basta, perché l’uomo scaverà e la troverà».
Allora gli dei dissero: «Bene, affonderemo la sua divinità nell’oceano più profondo».
Ma Brahma rispose ancora: «No, perché prima o poi l’uomo esplorerà le profondità di ogni oceano e la riporterà in superficie». A quel punto gli dei minori conclusero: «Non sappiamo dove nasconderla, perché sembra che non vi sia alcun posto sulla terra o nel mare dove l’uomo non potrebbe eventualmente raggiungerla».

Allora Brahma disse: «Ecco cosa faremo con la divinità dell’uomo: la nasconderemo profondamente dentro di lui, nel suo cuore. Lì non la cercherà mai».”

Non è facile, oggi come oggi, pensare seriamente alla possibilità che in noi si nasconda la potenza divina, forse persino la divinità stessa. Tutto intorno a noi dice ben altro, e questa “mancanza” essenziale è stata colmata con ogni genere di cose. Il fuoco dell’anima è stato quasi del tutto soffocato con una certa sazietà dei sensi.

Intanto la vita scorre, il tempo passa, e la percezione che ci manca COMUNQUE qualcosa di essenziale rimane indietro, nella migliore delle ipotesi è come un rumore di fondo che ci dà persino un po’ fastidio, ci rende inquieti.
L’inquietudine … un potente motore per la ricerca dell’“oltre”! Ma anche qui ecco pronto il “di più”: un bell’assortimento di psicofarmaci, che alla lettera dovrebbero essere “rimedi per l’anima”, ma in realtà si limitano ad anestetizzarla. E finiscono – purtroppo – per incapsularla in una forma di dipendenza che con la libertà, di cui l’anima ha imperioso bisogno, non ha nulla a che vedere.

Accettare l’inquietudine, saperla contenere dentro di sé, considerarla un segnale amico inviatoci dal nostro interiore … non è facile ma nemmeno impossibile, ed è un passo importante – il primo passo – su una via sconosciuta e affascinante, la via della riscoperta del nostro vero Sé.

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