Coscienza e credenze
Come mai, a dispetto dei nostri desideri, ci troviamo sovente impantanati in situazioni che si ripetono nella nostra vita? La nuova relazione sentimentale ricalca le dinamiche di quella precedente … nel lavoro il nostro valore non viene riconosciuto … l’autorità ci prende di mira anche se non abbiamo fatto niente di grave … una malattia che pensavamo scomparsa per sempre si ripresenta …
Nessuno di noi è veramente del tutto esente da questo fenomeno!
Si può fare qualcosa?
Per affrontare questo tema prendo spunto da un interessante articolo scritto da Olivier Clerc alcuni anni fa, in cui suggeriva di mettere un bambino davanti a un tavolo (non troppo spesso) sotto il quale sia nascosto un magnete e di fargli gettare sul tavolo una manciata di limatura di ferro nera. Con stupore egli vedrà la limatura disporsi secondo un certo disegno. Se utilizzerà della limatura rossa o gialla o blu, la vedrà disporsi secondo lo stesso disegno di quella precedente.
A differenza del bambino in questione, noi adulti sappiamo che tale disegno rispecchia le linee di forza che intercorrono tra i due poli del magnete sottostante, e che è del tutto indifferente quale tipo di limatura di ferro stiamo usando. Solo se modificassimo il rapporto tra i poli del magnete il disegno cambierebbe.
Questo esperimento mostra come un avvenimento perfettamente visibile possa essere del tutto dipendente da cause invisibili, ed è una metafora semplice ma di ampia portata per riflettere su cosa muove le azioni umane (nostre e altrui), le quali sono la limatura di ferro che un certo campo magnetico muove costantemente.
Continuando a citare Clerc, tale campo è costituito “dall’insieme delle nostre credenze: non solo la religione, la filosofia o la corrente di pensiero alla quale aderiamo, ma anche – e soprattutto – l’insieme degli “a priori”, dei valori e dei preconcetti che abbiamo sviluppato crescendo (senza verificarli) o che abbiamo ereditato dall’ambiente in cui abbiamo vissuto (famiglia, ambito sociale, paese). Noi crediamo a quello che ci sussurrano le nostre paure, a ciò che gli altri hanno detto (di noi e del mondo), alle scoperte della medicina, ai valori culturali e sociali, a quello che è scritto sui giornali, a una moltitudine di cose che la nostra coscienza non è in grado di comprovare. Per cui tale “campo di credenze” si posiziona in noi a livello subconscio e da lì esercita un’influenza potente e incessante sul nostro stato d’essere, sulle nostre percezioni, sul nostro modo di pensare e soprattutto di amare”.
Dunque, la nostra (supposta) libertà di pensiero “è come un uccello con la zampa legata a un filo, che vola soltanto in uno spazio limitato e circostante ”.
Avete già osservato questo fenomeno nella vostra vita? Potete “cambiare lavoro, marito o moglie, paese, persino religione, conservando lo stesso campo di credenze … che ricostruirà inevitabilmente la copia conforme della situazione dalla quale si è fuggiti o che si sperava di cambiare. La limatura di ferro cambia colore, ma continua ad assumere la stessa configurazione di prima ”.
Una volta resici conto di questo costernante stato di cose, la domanda successiva non può che essere: c’è un modo per sciogliere, dis-solvere , questo campo magnetico che ci imprigiona? Poiché è evidente che, se vogliamo trasformare realmente la nostra vita, dobbiamo agire su questo campo sottostante e invisibile, non solo sulla superficie delle cose. Non basta “il pensiero positivo, la comprensione intellettuale dei propri comportamenti, affermazioni della volontà. Se il nostro cuore non viene toccato, se i nostri blocchi non vengono superati, se le nostre paure sussistono in profondità, il nostro cambiamento rimarrà superficiale e non durerà”.
Cosa fare, allora? Concretamente, intendo.
Propongo alcuni passi preliminari.
Innanzitutto divenire ampiamente consapevoli di quanto sia reale e attuale la situazione che Olivier Clerc e io abbiamo descritto qui, fin nei dettagli del nostro vivere quotidiano. E poi “scendere in cantina”, accendere una luce e smascherare le credenze che ci muovono da lì, osservare se poggiano su una nostra esperienza diretta o siano frutto di eredità genetica o sociale. Insomma, portare la coscienza a guardare dentro a ciò che non è ancora coscienza ma può diventarlo .
Certo, per scendere in cantina e riuscire a vedere qualcosa bisogna “accendere una luce”. Ne parleremo nel prossimo articolo.