Morte e dintorni - durante
Nel “Fedone ” Platone narra della morte di Socrate, di come egli avesse rifiutato la scappatoia dell’esilio o della fuga rispetto all’accettazione della condanna a morte che gli era stata comminata, e di come mostrò ai discepoli presenti la sua capacità di vivere con coscienza e serenità il momento in cui la cicuta iniziava a fare il suo effetto, fino alla definitiva scomparsa della vita dal suo corpo.
Ricordo anche un’intervista a Tiziano Terzani, in cui lui – ormai prossimo alla morte – raccontava perché stesse rifiutando di prendere antidolorifici: «Fa male? Certo che fa male! Ma voglio essere presente, quando sarà il momento di morire, con tutta la mia coscienza ».
Beninteso, io non posso nemmeno paragonarmi a questi illustri esempi, poiché ho una soglia del dolore abbastanza bassa. Tuttavia, sperando che il mio trapasso non sia accompagnato da sofferenze insopportabili, sono molto curioso di andare a vedere di cosa si tratta. Per vari motivi.
Il più importante è che da ormai oltre quarant’anni dedico il meglio di me a un cammino interiore volto a far fiorire un’anima veramente spirituale all’interno del mio sistema vitale. È stato – ed è – un cammino abbastanza arduo, impregnato di momenti di intensa gioia ma ostacolato da parecchi avversari, esterni prima, interni poi.
Ecco, penso che sarà molto interessante verificare, in un momento così decisivo come il passaggio attraverso la morte del corpo, se ciò verso cui la mia anima si dirigerà sarà uno dei tanti domìni dell’aldilà, dove soggiornano (anche) le entità non più vive in attesa di reincarnarsi nuovamente, o la dimensione spirituale a cui ho dedicato gran parte della mia vita cosciente.
Il veicolo spirituale che sto edificando sarà in grado di andare “oltre”, al di là dell’attrazione magnetica che governa il Samsara, la ruota delle nascite e delle morti? O resterò intrappolato nelle sue reti?
Sì, sarà di certo un momento importante, in cui raccoglierò i frutti del mio lavoro spirituale. E so già che, in questo ambito, non possono esservi errori o ingiustizie: è lo stato reale della nostra anima che regola la faccenda.
Al di là della morte penso che non vi sia alcun dio che ci attende per giudicarci (a meno che non ne abbiamo creato un facsimile noi stessi nei nostri pensieri, per vari motivi, durante l’esistenza).
Dio, o l’Intelligenza Creatrice, o l’Origine, o l’Amore – comunque si voglia chiamare ciò che “move il sole e l’altre stelle” – ci attende sì, ma “oltre ”.
E poi … questo passaggio … come si svolge? Concretamente, intendo.
Per quanto tempo e di cosa sarò cosciente? Come percepirò il dissolversi della vita nel mio corpo fisico? Cosa troverò subito dopo il velo?
Interessante, molto interessante. Più interessante che spaventoso, per ora.
Una certa idea ce l’ho. Penso che ciò che si trova oltre la morte del corpo fisico sia un riflesso , una specie di controparte, di ciò che ha caratterizzato la nostra esistenza in questa vita.
Probabilmente, nei primi momenti dopo il trapasso, troveremo ad attenderci il riflesso delle nostre passioni più importanti, le emozioni che non siamo riusciti a sostenere e che abbiamo relegato nell’ombra della nostra coscienza, forse il contraccolpo delle ferite che abbiamo inferto, e magari anche il compiacimento per le azioni cosiddette “buone” che abbiamo compiuto nella vita.
Tutto questo – e altro ancora, sicuramente – sarà lì ad aspettarci ed eserciterà un’attrazione magnetica verso la nostra anima, per coinvolgerci e introdurci nella sfera corrispondente alla sua vibrazione. E sarà in quella sfera che si deciderà il destino della prossima incarnazione del nostro microcosmo.
Comunque sia, credo che – come ho scritto in un capitolo del libro “Esoterico Quotidiano ” – il periodo di vita che precede la nostra morte abbia una grande influenza sulla qualità dell’anima e del corpo in cui il nostro essere si reincarnerà, un po’ come lo stato d’animo e i pensieri con cui andiamo a dormire si ripresentano sovente al mattino, al nostro risveglio.
Per cui, una volta di più, è nel nostro presente di oggi che sono racchiusi i semi del nostro futuro, in questa vita e … oltre.